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8:41 | 08.04.2013

Διεθνή

Mπέπε Γκρίλο: Η Ιταλία δεν θα 'χει το τέλος της Κύπρου, μπορεί να έχει της Ελλάδας

Με γραπτή παρέμβαση στο ιστολόγιό του, ο Ιταλός ηθοποιός και πολιτικός Μπέπε Γκρίλο εξηγεί γιατί, κατά την άποψή του, η Ιταλία μπορεί να καταλήξει σαν την Ελλάδα, αλλά σίγουρα δεν θα έχει την τύχη της Κύπρου.


Το δημοσίευμα από το ΑΠΕ:



"Η Ιταλία δεν θα έχει το τέλος της Κύπρου αλλά μπορεί να έχει το τέλος της Ελλάδας", αναφέρει ο επικεφαλής του κινήματος "Πέντε Αστέρων".

ΠΕΡΙ ΡΕΥΣΤΟΥ


Πιο αναλυτικά, ο Μπέπε Γκρίλο γράφει: "τα όσα εκτυλίχθηκαν στην Κύπρο διαψεύδουν για μία ακόμη φορά αυτά που υποστηρίζουν οι ιταλικές τράπεζες, οι δημοσιογράφοι, που μιλούν άσκοπα για καταπολέμηση του ρευστού χρήματος, σαν να πρόκειται για υπεράσπιση του πολιτισμού".

Σύμφωνα με τον Γκρίλο "πρόκειται για ψεύδη, διότι κανένα άλλο μέσο πληρωμής δεν προσφέρει ίδια προστασία και εγγυήσεις σε ό,τι αφορά τη δυνατότητα διάθεσης όπως το ρευστό χρήμα. Η Ευρωπαϊκή Κεντρική Τράπεζα έστειλε στην Κύπρο πέντε δισεκατομμύρια ευρώ σε χαρτονομίσματα, όχι σε πιστωτικές κάρτες".

Ο ιδρυτής του κινήματος "Πέντε Αστέρων" στην παρέμβασή του μέσω διαδικτύου, υπογραμμίζει επίσης ότι η "έκβαση της υπόθεσης στην Κύπρο επιβεβαίωσε την βούληση να προστατευθούν οι καταθέσεις μέχρι 100.000 ευρώ, που είναι και το όριο μέχρι το οποίο υπολογίζεται η περιορισμένης έκτασης αποταμίευση".

Κατά την άποψη του Ιταλού πολιτικού, όμως, "σε περίπτωση πτώχευσης της Ιταλίας θα ήταν πολύ δύσκολο- αν όχι αδύνατον- να προστατευθούν όλες οι καταθέσεις των πολιτών μέχρι το ποσό αυτό, διότι είναι πάρα πολλές".

Σε σχέση με τις μελλοντικές εξελίξεις πάντως, ο Μπέπε Γκρίλο πιστεύει ότι "η Κύπρος είχε πολλές περισσότερες ομοιότητες με την Μάλτα ή με το Λουξεμβούργο απ΄ότι με την Ιταλία ή την Ισπανία".

ΤΑ ΚΟΙΝΑ ΣΗΜΕΙΑ ΜΕ ΤΗΝ ΕΛΛΑΔΑ


Αντιθέτως, θεωρεί ότι υπάρχουν πολλά περισσότερα κοινά σημεία με την Ελλάδα, τα οποία και εντοπίζει στο "πολύ υψηλό δημόσιο χρέος, στην οικονομική κρίση και σε μια πολιτική τάξη που δεν έχει σταθεί στο ύψος των περιστάσεων".

"Ένα τέλος σαν και αυτό της Ελλάδας δεν επίκειται αλλά κανείς δεν μπορεί να το αποκλείσει, διότι είναι κάτι που εκ των πραγμάτων δεν αποκλείουν ούτε οι χρηματαγορές", καταλήγει ο αρχηγός του Κινήματος Cinque Stelle (Πέντε Αστέρων).

* *

η δημοσίευση του Γκρίλο στα ιταλικά:

Cipro o Grecia?

L'Italia finirà come Cipro o come la Grecia? Beppe Scienza. Dipartimento di Matematica dell'Università di Torino, www.beppescienza.it

La sorte delle banche cipriote ha spaventato molti risparmiatori italiani. Al riguardo due "notizie", una buona e una cattiva:
1. L'Italia non finirà come Cipro
2. L'Italia può finire come la Grecia.
Vediamo perché.

L'Italia come Cipro?
Le banche di Cipro sono rimaste chiuse per dodici giorni, poi aperte con fortissime limitazioni (un massimale giornaliero di 300 euro prelevabili in contanti, uno mensile di 5.000 per le carte di credito ecc.). Ma il peggio è la mannaia abbattutasi sui conti correnti della Banca di Cipro (Τραπεζα Κυπρου) e della Banca Popolare (Λαικη Τραπεζα). Per ogni conto corrente solo 100.000 euro sono rimasti disponibili. Per quanto eccede tale cifra non è neppure chiaro se resterà qualcosa fra imposte straordinarie, conversione forzosa in azioni della banca ecc. L'alternativa a tali misure era comunque il fallimento di tali banche.
La vicenda cipriota è un'ulteriore smentita delle frottole care alle banche italiane e ai giornalisti ai loro ordini, che blaterano di "lotta al contante come battaglia di civiltà" (Giovanni Sabatini, direttore dell'ABI, l'associazione delle banche italiane). È tutto falso: nessun altro mezzo di pagamento offre pari protezione e uguale garanzia di disponibilità. BCE ha inviato a Cipro contenitori con 5 miliardi di euro in banconote, non in carte di credito. Vedi il mio intervento "Viva il contante! Lo dice la Bundesbank": vedi: L'indecenza delle banche
Ma tornando alle preoccupazioni dei risparmiatori, c'è il rischio che capiti lo stesso con le banche italiane? La risposta è no. Cipro ha (o aveva) affinità semmai con Malta o il Lussemburgo, non con l'Italia o la Spagna. La maggior parte dei depositi nelle sue banche era di stranieri (russi, britannici…), in gran parte evasori fiscali o peggio, attratti da vantaggi fiscali. Non è così per le banche italiane.
Si può sostenere addirittura che le banche cipriote fossero tali di nome, agendo nella sostanza come fondi o società d'investimento in prodotti speculativi. Non è così per le banche italiane. Se però uno vuole stare più tranquillo e prelevare soldi in contanti dal suo conto, per metterli in cassetta di sicurezza, è libero di farlo senza limiti. E se gli dicono il contrario, magari me lo segnali ([email protected]).

L'Italia come la Grecia?
Molto maggiori invece le affinità con la situazione greca prima dell'insolvenza. Senza indulgere nel catastrofismo, è innegabile che l'attuale cocktail sia venefico. Esso è composto da un altissimo debito pubblico (appare vicino il 130% rispetto al PIL ed è una brutta percentuale), una crisi economica e una classe politica non all'altezza della situazione, per non dire peggio. Una fine come la Grecia non è certo prossima, ma a medio termine non si può escludere. Di fatto non la escludono i mercati finanziari. Cosa significa infatti uno spread di 300-350 punti ovvero un rendimento dei titoli di stato italiani superiore del 3-3,5% a quelli tedeschi? In qualche modo significa attribuire anche più del 3% di probabilità all'insolvenza dello stato italiano.
È pura edulcorazione servile sostenere che lo spread dipenda invece dalla diversa liquidità o volatilità dei titoli italiani. Balle! Dipende dal maggior rischio percepito di default. Ma il giornalismo economico italiano è la fiera degli strafalcioni. Vedi l'editoriale di Enrico Romagna-Manoja, direttore del settimanale il Mondo, dove leggiamo che il salvataggio (?) della Grecia è avvenuto "senza toccare i singoli risparmiatori" (29-3-2013, pag. 7). È invece stato un massacro per i risparmiatori greci, italiani, tedeschi ecc. che possedevano tali titoli con perdite nell'ordine del 70%: vedi «La Grecia è in default» del 30-4-2012: http://www.youtube.com/watch?v=WVrIy5-xkss. Volendo dirigere un giornale, noto per altro per le sue figuracce, potrebbe dedicare un po' di tempo ad aggiornarsi. Da tempo il limite di protezione dei conti correnti non è più di 103 mila euro cioè 200 milioni di lire, come scrive Romagna-Manoja nello stesso editoriale, ma di 100 mila euro.

Col che possiamo concludere con considerazioni solo parzialmente rassicuranti. L'esito della crisi cipriota ha infatti confermato la volontà di salvaguardia dei depositi bancari fino a 100.000 euro, ritenuta in qualche modo la soglia sotto cui si colloca il piccolo risparmio. Fra l'altro anche per le obbligazioni Alitalia operò in qualche modo tale limite.
Appare però quantitativamente arduo, per non dire impossibile, garantire una tale protezione in caso di default dell'Italia: i risparmiatori italiani sono troppi."

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